Scoperto un sistema che protegge il cervello dallo stress ossidativo

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXII – 08 novembre 2025.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Lo stress ossidativo, uno squilibrio tra ossidanti e antiossidanti che proteggono le cellule, è considerato un contrassegno patologico distintivo della malattia di Alzheimer e di altre patologie neurodegenerative, pertanto la ricerca finalizzata a scoprire i fattori che condizionano il suo sviluppo, in seno alla sperimentazione che approfondisce la conoscenza fisiologica del bilancio ossidoriduttivo, è di estremo rilievo e attualità per le neuroscienze.

In passato, un progetto di ricerca sullo stress ossidativo, finanziato dai National Institutes of Health (NIH) e condotto presso i laboratori della Johns Hopkins, aveva identificato nella bilirubina un importante fattore antiossidante per il cervello del topo: un lavoro pubblicato su Cell Chemical Biology illustrava il modo in cui la bilirubina, classicamente considerata quasi esclusivamente per il suo ruolo nella fisiologia epatica, svolge questa azione protettiva dei neuroni. Più di recente, un rapporto pubblicato su Science ha documentato l’azione protettiva di questa molecola dagli effetti più gravi dell’infezione malarica nei topi.

Ora un gruppo di ricerca della Johns Hopkins Medicine, coordinato da Bindu D. Paul con la supervisione di Solomon H. Snyder, ha individuato nella biliverdina reduttasi A (BVRA) un enzima cruciale nella difesa dei neuroni dallo stress ossidativo, mediante un’azione indipendente dalla sua attività enzimatica per la produzione di bilirubina. In topi geneticamente modificati i ricercatori hanno accertato che BVRA si lega direttamente al fattore di trascrizione NRF2, un noto regolatore della difesa antiossidante, determinando l’attivazione di geni protettivi per il neurone.

La riprova data dalla compromissione dell’attività dei geni antiossidanti causata dall’eliminazione della funzione della BVRA ha suggerito agli autori dello studio un ruolo in patologie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer, e fa sperare nella possibilità di mettere a punto strategie terapeutiche in grado di sfruttare questa acquisizione riducendo lo stress ossidativo.

(Vasavda C. et al., Biliverdin reductase A is a major determinant of protective NRF2 signaling.

Proceedings of the National Academy of Sciences USA – Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.2513120122, 2025).

La provenienza degli autori è la seguente: The Solomon H. Snyder Department of Neuroscience, Johns Hopkins University School of Medicine, Baltimore 21205, MD (USA); Darby Children's Research Institute, Medical University of South Carolina, Charleston, SC (USA); Department of Pediatrics, Medical University of South Carolina, Charleston, SC (USA); Department of Physiology, Pharmacology and Therapeutics, Johns Hopkins University School of Medicine, Baltimore, MD (USA); Department of Pathology and Immunology, Baylor College of Medicine, Houston, TX (USA); Department of Pediatrics, Jan and Dan Duncan Neurological Research Institute, Texas Children's Hospital, Houston, TX (USA); Department of Molecular and Human Genetics, Baylor College of Medicine, Houston, TX (USA); Department of Biochemistry and Molecular Biology and Hollings Cancer Center, Medical University of South Carolina, Charleston, SC (USA); Department of Cell Biology, Johns Hopkins University School of Medicine, Baltimore, MD (USA); Department of Biochemical Sciences "A. Rossi-Fanelli", Sapienza University of Rome, Roma (Italia); Computational Biology Branch, Division of Intramural Research, National Library of Medicine, NIH, Bethesda, MD (USA); Department of Psychiatry, Case Western Reserve University School of Medicine, Cleveland, OH (USA); Department of Neurosciences, Case Western Reserve University School of Medicine, Cleveland, OH (USA); Department of Neuroscience, Medical University of South Carolina, Charleston, SC (USA);
Department of Psychiatry and Behavioral Sciences, Johns Hopkins University School of Medicine, Baltimore, MD (USA); Lieber Institute for Brain Development, Baltimore, MD (USA).

La biliverdina reduttasi A (BVRA) è nota come l’enzima terminale nella via biochimica catabolica dell’eme, che trasforma la biliverdina in bilirubina, una molecola lipofilica ad azione antiossidante, ma Bindu D. Paul, Chirag Vasavda e numerosi colleghi l’hanno studiata per il suo ruolo non enzimatico nella regolazione redox.

Mediante saggi condotti secondo metodi e tecniche di discipline diverse, ossia studi filogenetici, genetici, biochimici ed enzimatici, Vasavda e gli altri hanno accertato che BVRA esercita una critica attività antiossidante non enzimatica.

Sono state le analisi trascrittomiche a rivelare che BVRA interagisce fisicamente e geneticamente con un interessante fattore di regolazione trascrizionale: NRF2 (nuclear factor erythroid-derived factor-like 2), ossia un importante regolatore della segnalazione redox cellulare. Le analisi ChIP-seq e RNA-seq hanno rivelato che BVRA e NRF2 coordinano l’espressione di geni antiossidanti, molti dei quali sono tipicamente de-regolati in condizioni patologiche neurodegenerative come quelle della malattia di Alzheimer. Dunque questo accoppiamento funzionale non canonico, BVRA-NRF2, controlla una via della segnalazione redox essenziale nella neuroprotezione.

I risultati di questo studio collocano BVRA nella posizione di un integratore di doppia funzione della difesa antiossidante, che collega i compartimenti lipofilico e idrofilico, costituendo un vero ponte di connessione tra questi due modi di protezione redox del cervello.

Bindu D. Paul ha dichiarato che intende ora porre in essere un nuovo progetto sperimentale che scopra quale processo e quali meccanismi siano alla base del fallimento della connessione protettiva tra BVRA e NRF2 nei maggiori modelli murini della malattia di Alzheimer.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-08 novembre 2025

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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